Tesla vola su accordo con Baidu ma mercato cinese resta una giungla

(Adnkronos) – Dopo settimane di sofferenza vola nella seduta odierna il titolo Tesla – superando quota 190 dollari con un guadagno del 13% – grazie all'annuncio della collaborazione con il colosso cinese Baidu che permetterebbe alle vetture del marchio di Elon Musk di implementare anche in Cina tecnologie di mappatura e navigazione in vista del varo di funzionalità avanzate di assistenza alla guida in quello che è il più grande mercato automobilistico del mondo. A 'sbloccare' la situazione il viaggio a sorpresa di Musk a Pechino nel quale l'imprenditore ha incontrato il numero due cinese, il premier Li Qiang. L'entusiasmo delle Borse si spiega con la possibilità per Tesla – alle prese con un calo delle vendite globali – di superare un importante ostacolo normativo, visto che le società straniere che vendono in Cina vetture con funzionalità 'smart' – come la navigazione intelligente – sono tenute a utilizzare uno dei circa 20 fornitori locali approvati dalle autorità locali.  Varare questi sistemi – ricorda il Financial Times – consentirebbe a Tesla di aumentare notevolmente i ricavi degli abbonamenti dei clienti, oltre ad aiutarla a differenziare i suoi modelli rispetto alla crescente competizione di veicoli elettrici dei produttori locali. Ma all'orizzonte c'è un altro problema per Musk visto che Pechino richiede ai produttori di veicoli con guida autonoma di archiviare in Cina i dati degli utenti, necessari per migliorare questa tecnologia che è in gran parte sviluppata negli Stati Uniti. Musk nel 2021 ha annunciato la creazione di un data center in Cina per mantenere in loco “tutti i dati generati dalla nostra attività, inclusi produzione, vendite, assistenza e ricarica”. E' un 'patrimonio' di informazioni prodotto da tecnologie Usa ma alla mercé delle autorità di Pechino: una prospettiva che non tranquillizza Washington dove l'Amministrazione Biden ha alzato di livello lo scontro hi-tech con la Cina. Ma se Tesla conta su questa svolta per aumentare la sua penetrazione nel mercato EV cinese, deve comunque fare i conti con una concorrenza locale meno raffinata ma forte di un ampio sostegno finanziario e politico. Una strategia chiaramente ispirata dall'alto e che – come racconta il Wall Street Journal – mantiene in vita un sistema afflitto da sovrapproduzione, con più di 100 marchi locali in grado di sfornare circa 40 milioni di vetture l'anno, nonostante vendite domestiche di 'solo' 22 milioni di auto l'anno. Il risultato è un settore afflitto da una feroce guerra dei prezzi, complicata anche dai pesanti sussidi delle amministrazioni locali.  Il timore è che questo eccesso di produzione – sovvenzionata- finisca con il riversarsi sui mercati esteri, nonostante i paletti posti da Washington e Bruxelles. In appena tre anni le esportazioni di vetture cinesi (vicine allo zero un decennio fa) si sono moltiplicate per cinque volte sfiorando quota 5 milioni di unità nel 2023, grazie anche ai notevoli passi in avanti in termini di qualità e innovazione. La conferma è arrivata dall'Auto China Car Show che è in corso a Pechino dove i costruttori locali hanno esposto quasi 300 vetture 100% elettriche e plug-in, incluso il primo modello a zero emissioni del colosso degli smartphone Xiaomi. Ma questo balzo è frutto anche di un totale di oltre 170 miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche erogate dal 2009 a oggi al settore delle auto elettrificate, inclusi prestiti a tassi vantaggiosi e prezzi scontati per le materie prime. Agli analisti appare comunque evidente come l'estrema frammentazione del mercato imponga un consolidamento dei brand come già avvenuto in Europa e negli Usa: un processo 'doloroso' per le amministrazioni locali, riluttanti a chiudere gli impianti e a fare i conti con la perdita di posti che ogni ristrutturazione impone. —motoriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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