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ROMA (ITALPRESS) - E' morto, all'età di 96 anni, Tony Bennett, pseudonimo di Anthony Dominick Benedetto, considerato l'ultimo grande crooner americano, dopo la morte di Dean Martin, Frank Sinatra e Perry Como.
Bennett vanta una carriera di oltre settanta anni ed è vincitore, tra gli altri, di 20 Grammy Awards e di 2 Emmy Awards. Con oltre 100 album all'attivo, è stato nominato NEA Jazz Master ed è entrato a far parte del Kennedy Center Honors. Nel 1950 firma il suo primo contratto con l'etichetta di Frank Sinatra, la Columbia Records. Il suo primo singolo di successo si intitola "Because of You", prodotto in realtà da Mitch Miller e orchestrato da Percy Faith, e resta in vetta nelle classifiche per quasi tre mesi, vendendo oltre un milione di copie. E' il momento del successo, grazie anche a brani come "Cold, Cold Heart", "Blue Velvet" e "Stranger in Paradise".
Tra il 1952 e il 1954 riesce ad esibirsi anche sei o sette volte al giorno, davanti a folle di giovani in delirio per lui.
Il momento di svolta è il 1955 che segna il suo passaggio al jazz, sebbene non in modo definitivo. L'album che lo documenta è "The Beat of My Heart", dove suona con Herbie Mann e Nat Adderley.
Ad aumentare di molto la sua popolarità ci pensa la tv, con il "Tony Bennett Show", in onda d'estate e seguitissimo dagli americani. Nel 1962, anno nel quale si esibisce anche al Carnegie Hall con ben 44 canzoni e un'orchestra di fenomeni del jazz, incide anche il brano più rappresentativo della sua carriera, "I left my heart in San Francisco", con il quale vince due Grammy Awards. L'album omonimo, diventa disco d'oro.
Cade in una forte tossicodipendenza e, quando il suo secondo matrimonio è sul punto di fallire, dopo avergli dato altri due figli, nel 1979 va in overdose. Chiede aiuto a suo figlio Danny Bennett, che da quel momento si prende cura di lui.
Negli anni '80 e '90, Bennett si riprende tutta la sua popolarità, firmando nuovamente per la Columbia e intraprendendo una serie di collaborazioni in studio e dal vivo insieme ad artisti diversi tra loro, ma proprio per questo di grande impatto. Appare in alcuni film come "The scout" nel 1994, in "Terapia e pallottole", del 1999, e nel famoso film "Una settimana da Dio", datato 2003 e con protagonista Jim Carrey.
Dopo oltre cinquanta milioni di dischi venduti, nel 1997 viene inserito nella "Big Band Jazz & Hall of Fame" e nel 2000 riceve anche un Grammy alla carriera. Pubblica nel 1997 una sua autobiografia, dal titolo "The Good life".
Nel 2011, pubblica "Duets", album ancora una volta firmato dalla Columbia. Con questo lavoro, diventa in assoluto l'artista più vecchio ad ottenere il primo posto in classifica. L'album contiene anche l'ultima canzone incisa in vita da Amy Winehouse.
-foto Agenzia Fotogramma-
(ITALPRESS).Agenzia di Stampa Italpress - Top News

ROMA (ITALPRESS) – E’ morto, all’età di 96 anni, Tony Bennett, pseudonimo di Anthony Dominick Benedetto, considerato l’ultimo grande crooner americano, dopo la morte di Dean Martin, Frank Sinatra e Perry Como.
Bennett vanta una carriera di oltre settanta anni ed è vincitore, tra gli altri, di 20 Grammy Awards e di 2 Emmy Awards. Con oltre 100 album all’attivo, è stato nominato NEA Jazz Master ed è entrato a far parte del Kennedy Center Honors. Nel 1950 firma il suo primo contratto con l’etichetta di Frank Sinatra, la Columbia Records. Il suo primo singolo di successo si intitola “Because of You”, prodotto in realtà da Mitch Miller e orchestrato da Percy Faith, e resta in vetta nelle classifiche per quasi tre mesi, vendendo oltre un milione di copie. E’ il momento del successo, grazie anche a brani come “Cold, Cold Heart”, “Blue Velvet” e “Stranger in Paradise”.
Tra il 1952 e il 1954 riesce ad esibirsi anche sei o sette volte al giorno, davanti a folle di giovani in delirio per lui.
Il momento di svolta è il 1955 che segna il suo passaggio al jazz, sebbene non in modo definitivo. L’album che lo documenta è “The Beat of My Heart”, dove suona con Herbie Mann e Nat Adderley.
Ad aumentare di molto la sua popolarità ci pensa la tv, con il “Tony Bennett Show”, in onda d’estate e seguitissimo dagli americani. Nel 1962, anno nel quale si esibisce anche al Carnegie Hall con ben 44 canzoni e un’orchestra di fenomeni del jazz, incide anche il brano più rappresentativo della sua carriera, “I left my heart in San Francisco”, con il quale vince due Grammy Awards. L’album omonimo, diventa disco d’oro.
Cade in una forte tossicodipendenza e, quando il suo secondo matrimonio è sul punto di fallire, dopo avergli dato altri due figli, nel 1979 va in overdose. Chiede aiuto a suo figlio Danny Bennett, che da quel momento si prende cura di lui.
Negli anni ’80 e ’90, Bennett si riprende tutta la sua popolarità, firmando nuovamente per la Columbia e intraprendendo una serie di collaborazioni in studio e dal vivo insieme ad artisti diversi tra loro, ma proprio per questo di grande impatto. Appare in alcuni film come “The scout” nel 1994, in “Terapia e pallottole”, del 1999, e nel famoso film “Una settimana da Dio”, datato 2003 e con protagonista Jim Carrey.
Dopo oltre cinquanta milioni di dischi venduti, nel 1997 viene inserito nella “Big Band Jazz & Hall of Fame” e nel 2000 riceve anche un Grammy alla carriera. Pubblica nel 1997 una sua autobiografia, dal titolo “The Good life”.
Nel 2011, pubblica “Duets”, album ancora una volta firmato dalla Columbia. Con questo lavoro, diventa in assoluto l’artista più vecchio ad ottenere il primo posto in classifica. L’album contiene anche l’ultima canzone incisa in vita da Amy Winehouse.
-foto Agenzia Fotogramma-
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