Ilaria Salis il padre Terrorizzati dai domiciliari in Ungheria

(Adnkronos) – Roberto Salis, padre di Ilaria, parla della figlia di 39 anni in carcere dall'11 febbraio 2023 in Ungheria e ancora in attesa di giudizio. "Non avevamo mai preso in considerazione i domiciliari in Ungheria perché avrebbe significato, per me e mia moglie, prendere domicilio a Budapest con il rischio di andare a fare la spesa e incontrare i nazisti con le spranghe che ci aspettavano sull'uscio di casa. Non ci sembrava una grande idea – dice su Newzgen, il canale prodotto da Alanews in onda ogni giorno alle 15 su Twitch e YouTube, condotto da Andrea Eusebio e Alessandra D'Ippolito -. Adesso, però, ci sono due ministri che hanno detto che questa è la scelta giusta: mi auguro che, attraverso i servizi segreti e le reti diplomatiche, possano garantire che la richiesta degli arresti domiciliari in Ungheria sia esente da qualsiasi rischio e pericolo". "Mia figlia mi ha detto che ieri hanno iniziato ad imbiancare la sua cella con interventi di ristrutturazione delle docce. E' incredibile che questo sia accaduto solo dopo il caos mediatico che si è scatenato. Non dimentichiamoci che in Ungheria esistono una ventina di casi analoghi di cui nessuno parla".  
La prossima udienza, conferma "è stata anticipata di due mesi, al prossimo 28 marzo. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva affermato di voler interloquire con i suoi referenti in Ungheria a tal proposito e sembra che il risultato sia stato raggiunto. Non so – ha proseguito intervistato anche da Fabrizio Rostelli e Stefano Chianese, sempre della redazione videogiornalistica di Alanews – se questo sia un bene: gli inquirenti hanno consegnato a Ilaria, probabilmente scientemente, un hardisk contenente dei filmati all'interno dei quali sarebbero da individuare quei 2-3 minuti utili a scagionarla. Peccato che fino a pochi giorni fa non le hanno nemmeno permesso di collegare l'hardisk al Pc e ora le è concesso di consultare quel materiale solamente un paio d'ore 2-3 volte a settimana”.  Salis si è poi soffermato sull'attenzione mediatica riservata al caso da quando proprio Alanews e pochi altri media hanno diffuso le immagini della donna incatenata in tribunale: "Io sono pronto a tutto per mia figlia. Sapevo di ritrovarmi in un tritacarne, ma per i figli si fa di tutto nella vita. Se mi aspettavo qualche appello dal palco di Sanremo? Non ho mai guardato il Festival e non sono di quelli che si fa influenzare da ciò che dice una Ferragni dal palco dell’Ariston. Qui serve coinvolgere le masse, mobilitare i giovani". Proprio a loro, ai giovani, Roberto Salis rivolge un messaggio finale: "Dico loro le stesse cose che dicevo a mia figlia: non permettete alla casta di mettervi ai margini. Il mondo è emendabile nel momento in cui si decide di farlo; mettersi ai margini senza una finalità concreta significa far vincere quelli che si pensa di combattere". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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