Incisioni rupestri a 3000 metri. La straordinaria scoperta in Valtellina

(Adnkronos) – Il patrimonio storico della Lombardia si arricchisce di una nuova scoperta. Sul Pizzo Tresero, all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, sono state scoperte delle nuove incisioni rupestri a oltre 3000 metri di altezza. I petroglifi hanno più di tremila anni, risalgono alla Media età del Bronzo, e si aggiungono al ritrovamento paleontologico avvenuto nel Parco delle Orobie Valtellinesi, dove recentemente sono stati trovati fossili risalenti all'ultimo periodo dell'era paleozoica, 280 milioni di anni fa. Le incisioni testimoniano la presenza dell'uomo sulle montagne lombarda già da tempi molto antichi. Le incisioni si trovano sopra il Passo di Gavia e sono in stretto collegamento con i siti rupestri in Valtellina e in Valle Camonica, primo sito italiano a ottenere, nel 1979, il riconoscimento Unesco quale Patrimonio dell'Umanità. La scoperta nasce da una segnalazione avvenuta nell'estate del 2017 fatta da un escursionista, Tommaso Malinverno, alla Soprintendenza, che aveva riferito della presenza di alcuni segni incisi su una roccia ai piedi del ghiacciaio del Pizzo Tresero.  Per ricostruire le modalità di occupazione del territorio e le strategia di sfruttamento delle risorse delle comunità umane in tutta l'area dell'Alta Valle di Gavia, già nota per riportare tracce di popolazioni molto antiche, è in corso un complesso progetto di ricerca.
L’esito delle indagini archeologiche condotte dal 2022 in diversi siti vicini al Tresero, alla Malga dell’Alpe, alla Grotta Cameraccia e al Lago Nero, ha confermato che queste aree, oltre diecimila anni fa, furono percorse dai cacciatori mesolitici, che hanno lasciato le tracce di bivacchi e di postazioni per la caccia. Il complesso di incisioni del Tresero costituisce "un contesto eccezionale di ricerca" e "pone interrogativi fondamentali per la comprensione del complesso rapporto tra l’uomo e la montagna nel corso degli ultimi millenni", secondo Stefano Rossi, archeologo della Soprintendenza. Si tende a pensare che la conquista dell'alta montagna sia un avvenimento recente, fatta da alpinisti esperti a partire dal secolo scorso, ma i numerosi rinvenimenti nei ghiacciai mostrano una frequentazione iniziata già nella preistoria, dopo la fine dell'ultima glaciazione. L'area del Gavia, aggiunge Rossi, "è un osservatorio unico e privilegiato" che consente di ripercorre a ritroso queste frequentazioni per oltre diecimila anni. Una scoperta di “importanza molto rilevante” secondo il presidente di Regione Lombardia,Attilio Fontana, durante la presentazione svoltasi oggi. Per il governatore Lombardo si tratta di una “notizia eccezionale” che “assume un valore scientifico e storico particolarmente rilevante” soprattutto per i turisti che si recheranno in Valtellina per visitarle. Anche l'assessore agli Enti locali e montagna di Regione Lombardia, Massimo Sertori ha espresso grande soddisfazione, parlando di “ritrovamento eccezionale” e sottolineando come Regione Lombardia continuerà a seguire questa scoperta con grande attenzione perché “coinvolge tante università esaltando la ricerca scientifica anche sulle specie animali, sulla biodiversità e sulla natura del paesaggio".   I petroglifi si concentrano su alcune rocce lisciate dall’azione dei ghiacci poste ai piedi di Punta Segnale. Le analisi svolte sulle tecniche impiegate nella realizzazione delle incisioni e alcune caratteristiche nella composizione figurativa suggeriscono che i segni siano stati realizzati da mani diverse, forse in periodi successivi. Le incisioni del Tresero si collocano quindi al confine tra due dei comprensori più ricchi di manifestazioni d’arte rupestre dell’arco alpino: le rocce e i massi incisi camuni, patrimonio Unesco e ormai note a livello mondiale, e le altrettanto significative testimonianze valtellinesi, come la Rupe Magna di Grosio, tra le rocce incise più estese delle Alpi, o le statue-stele rinvenute numerose nell’area di Teglio. Secondo l'assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, questa scoperta “ha un significato fondamentale in chiave culturale” in quanto “consentirà di conoscere meglio il nostro passato, potenziare l'attrattività culturale delle nostre aree di montagna e di promuoverle per il futuro anche al di là dei già qualificati aspetti turistici". Gli studi condotti hanno evidenziato che tracce dell’azione di erosione e di sfregamento causate dalla nuova avanzata del ghiacciaio, a partire da 3.000 anni fa, sono ancora visibili sulle rocce e riguardano anche le incisioni. Un rilevamento che potrebbe far supporre che in origine i segni incisi fossero più di quelli ritrovati e che siano stati in parte cancellati dall’avanzata glaciale

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Se questa ipotesi si rivelasse corretta, i petroglifi rinvenuti sul Tresero potrebbero essere quanto resta di un complesso figurativo più vasto, una sorta di 'santuario' di arte rupestre, una versione a piccola scala di quello riconosciuto fin dall’Ottocento sul Monte Bego, sulle Alpi Marittime, a oltre 2.000 metri di altitudine. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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