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Giocare "secondo le regole", perché "se vogliamo un mercato libero, quel mercato deve essere anche equo". Giorgia Meloni non si lascia intimorire dell'imponenza della Grande Sala del Popolo di Pechino – cuore pulsante del potere comunista a due passi da piazza Tienanmen – e nell'incontro con il premier Li Qiang che dà il via alla sua missione in Cina tende la mano ma mette anche i puntini sulle i. Perché se l'obiettivo è "rafforzare il partenariato tra Italia e Cina", allora "dobbiamo ragionare sui punti di forza e di debolezza, su ciò che funziona e su quello che non va, e credo che questa sia l'occasione per farlo, con l'obiettivo di rendere le nostre relazioni commerciali sempre più eque e vantaggiose". Il picchetto d'onore che celebra l'arrivo della presidente del Consiglio è imponente: file e file di giovanissimi soldati dell'esercito della liberazione del popolo schierate per i saluti militari e l'esecuzione dei due inni nazionali. Con il primo ministro Li Qiang, Meloni raggiunge la sala dove verrà siglato il Piano triennale d'azione, un nuovo tassello del puzzle finalizzato a rilanciare la cooperazione tra Italia e Cina, di fatto un 'restyling' del partenariato strategico del 2004. Il Piano in tre anni contempla anche la sigla di sei intese, tra memorandum e protocolli: nel capitolo sull'Industria figura il dossier su auto elettriche e rinnovabili, che assume particolare rilevanza alla luce dell'intesa tra Stellantis e il produttore cinese Leapmotor. I dettagli dei contenuti per ora restano coperti, in attesa dell'incontro di domani con il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, il momento più importante e delicato dell'intera missione. Ma il bilaterale di oggi è una sorta di 'indicazione stradale' che mostra chiaramente la direzione di marcia intrapresa. "Gli investimenti cinesi in Italia sono oggi circa un terzo di quelli italiani in Cina – rimarca la premier -. È un divario che mi piacerebbe fosse colmato nel modo giusto". E se Meloni è chiara, chiarissima, nel rimarcare "il problema del forte squilibrio" a svantaggio dell'Italia in un interscambio salito a circa 67 miliardi di euro nel 2023, "con un ampio potenziale" ancora "inespresso" ma che deve puntare "verso un progressivo bilanciamento", altrettanto chiaro appare Li Qiang, nel richiamare lo "spirito della via della Seta" a cui deve tendere la cooperazione tra Italia e Cina, che da oggi "inizia un nuovo capitolo". Lo strappo consumato dal governo Meloni a dicembre scorso, con l'uscita dalla Belt and Road Initiative, brucia ancora, ma c'è la volontà di ricucire, di suturare la ferita. "Apriremo ancora di più le porte alle aziende italiane, creando un ambiente stabile e trasparente", promette Li Qiang chiedendo che le parti si trattino con "sincerità e onestà". Mentre il Global Times, principale quotidiano cinese in lingua inglese, racconta della visita della premier italiana come una "buona opportunità per iniettare stabilità", anche nei rapporti con l'Europa, ma chiede al governo Meloni "sincerità nel cooperare, dopo che si è ritirata dalla Via della Seta, e nel gestire in modo efficace le differenze, in particolare nei colloqui sui dazi alle auto elettriche" cinesi, uno dei temi più annosi sul tavolo. Non il solo. A preoccupare è anche la complessa situazione internazionale con cui il mondo intero è chiamato a fare i conti. Al fianco di Li Qiang nel Business Forum Italia-Cina, Meloni richiama il conflitto in Ucraina parlando "dell'aggressione russa ai danni" di Kiev, in un paese dove alla parola guerra si è preferita sempre quella di crisi. Un tema tra i più complicati da affrontare domani al tavolo con Xi, tanto più dopo il monito mosso dal vertice Nato riunito a Washington alla Cina, accusata di essere un grande facilitatore dell'aggressione di Mosca, anche attraverso forniture militari. La premier, nell'intervento di oggi, ha citato anche la situazione in Medio Oriente, le tensioni nel Mar Rosso, l'instabilità crescente in Africa. "Sono crisi che si ripercuotono sulla sicurezza e l'integrazione economica globale, rimettendo in discussione l'ordine internazionale basato sulle regole", con un "rischio oggettivo" anche per la sicurezza economica, ha messo in guardia. Temi che domani risuoneranno anche alla Diaoyutai State House, quando Meloni alle 17, quando in Italia saranno le 11 del mattino, incontrerà Xi. "Credo che Italia e Cina abbiano ancora molta strada da fare insieme – le parole con cui Meloni si è congedata oggi dal Business Forum, presenti circa 100 imprese di cui una quarantina italiane – e io penso che tocchi a noi lastricare il percorso. Con determinazione, concretezza, e rispetto reciproco". (dall'inviata a Pechino Ileana Sciarra) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)