(Adnkronos) – Tripoli ritarda o blocca i pagamenti di somme già anticipate nell'ambito del progetto per la ricostruzione dell'aeroporto della capitale libica, serve che venga fatta chiarezza e che il governo italiano, "come ha sempre fatto, ci aiuti a superare questa fase di stallo, con la presenza determinante della premier Giorgia Meloni" al business forum italo-libico di Tripoli a fine ottobre. La denuncia arriva da Elio Franci, presidente del consorzio Aeneas, che nel 2017 si è aggiudicato il contratto per la ristrutturazione dell'aeroporto internazionale di Tripoli, un progetto "strategico" per la ricostruzione della Libia devastata dalla guerra civile tra l'est e l'ovest del Paese. "Dopo le varie peripezie della guerra e del Covid, noi abbiamo ricominciato i lavori e nel 2023 siamo entrati nella fase effettivamente operativa – ricostruisce Franci, parlando con l'Adnkronos – e prima dell'estate avevamo completato oltre il 50% delle forniture e delle installazioni". Ma improvvisamente "e inspiegabilmente, in una situazione che era abbastanza tranquilla – lamenta il presidente del consorzio – dopo il periodo estivo la controparte libica ha iniziato a ritardare i diversi pagamenti, facendo trattenute non contrattualizzate e inventando dei cavilli che non erano previsti dal contratto". "Ho sempre creduto in questo progetto che darebbe lustro all'Italia ma soprattutto dovrebbe far uscire la Libia da una situazione geopolitica ed economica per nulla stabile, perché – sottolinea – quando c'è il business il territorio è più tranquillo". E, assicura, "abbiamo continuato a credere in questo progetto, anche anticipando delle somme importanti, perché la maggior parte dei fornitori europei non voleva lavorare con la Libia, se non c'erano anticipi consistenti e garanzie adeguate". Tra l'altro, ricorda, "grazie anche ad azione di Enac, l'Italia è il primo e unico Paese europeo ad aprire voli diretti tra Libia ed Europa attraverso la tratta Roma-Tripoli, già coperta da una compagnia libica e al forum dovrebbe essere annunciato anche il collegamento di Ita airways. Sarebbe un grande incoerenza in queste circostanze non permettere ad una società italiana il completamento del progetto strategico del nuovo aeroporto internazionale di Tripoli". In questo contesto di totale incertezza e di "poca chiarezza", il presidente del consorzio Aeneas dice di "aver sempre potuto contare sulle autorità italiane, l'ambasciata a Tripoli, il ministero degli Esteri e il governo", con la premier che "ci è stata vicina in più di un'occasione". E "mi auguro che la sua presenza al business forum italo-libico che si terrà a Tripoli il 29 ottobre sia determinante per superare questa situazione di stallo e per fare chiarezza". Franci fa sapere di avere scritto "decine di lettere" alla Tpb, la società per la gestione del progetto del ministero dei Trasporti, "ma il problema non si è risolto", un problema che si trascina da anni, anche a causa di "una società libica senza esperienza che vorrebbe subentrare al nostro consorzio, che vanta lavori in 40-45 aeroporti in tutto il mondo". "La Libia va curata e va seguita", ammette Franci, rivendicando di non aver mai abbandonato il Paese in questi anni difficili, ma se le problematiche finanziarie dovessero continuare "consiglierei a tutti i miei colleghi imprenditori di usare una cautela particolare negli investimenti". Tra l'altro, sono in tanti a sottolineare che, diversamente che a Tripoli, a Bengasi, dove governa Khalifa Haftar, sembrerebbero esserci meno problemi legati al rispetto dei contratti per le imprese straniere. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)