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Il Papa, a Port Moresby in Papua Nuova Guinea, ha pronunciato il primo dei suoi discorsi incontrando le autorità e la società civile: “Questi beni sono destinati da Dio all’intera collettività e, anche se per il loro sfruttamento è necessario coinvolgere più vaste competenze e grandi imprese internazionali, è giusto che nella distribuzione dei proventi e nell’impiego della mano d’opera si tengano nel dovuto conto le esigenze delle popolazioni locali, in modo da produrre un effettivo miglioramento delle loro condizioni di vita”. Quindi Bergoglio ha parlato della debolezza politica dei governi locali: “La stabilità delle istituzioni” è un valore. Accrescerla “e costruire il consenso sulle scelte fondamentali rappresenta infatti un requisito indispensabile per uno sviluppo integrale e solidale”. Quindi il richiamo alla violenza, un male di tutto il territorio nazionale. “Auspico – ha detto il Pontefice – che cessino le violenze tribali, che causano purtroppo molte vittime, non permettono di vivere in pace e ostacolano lo sviluppo. Faccio pertanto appello al senso di responsabilità di tutti, affinché si interrompa la spirale di violenza e si imbocchi invece risolutamente la via che conduce a una fruttuosa collaborazione, a vantaggio dell’intero popolo del Paese. Nel clima generato da questi atteggiamenti, potrà trovare un assetto definitivo anche la questione dello status dell’isola di Bougainville evitando il riaccendersi di antiche tensioni”. Il Papa ha richiamato ognuno alle proprie responsabilità: “Questa ricchezza ambientale e culturale rappresenta al tempo stesso una grande responsabilità, perché impegna tutti, i governanti insieme ai cittadini, a favorire ogni iniziativa necessaria a valorizzare le risorse naturali e umane, in modo tale da dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso, attraverso programmi concretamente eseguibili e mediante la cooperazione internazionale, nel mutuo rispetto e con accordi vantaggiosi per tutti i contraenti”.
Il Papa a braccio ha fatto un elogio alle donne: “Esse portano avanti il Paese, hanno la forza per trasmettere la vita, costruire e far crescere la nazione. Non dimentichiamoci delle donne che sono in prima linea nello sviluppo umano e spirituale”. Bergoglio ha elogiato la decisione di assumere come motto della sua visita la parola “pray” . “Forse qualcuno, troppo osservante del ‘politicamente corretto’, potrà stupirsi di questa scelta; ma in realtà si sbaglia, perché un popolo che prega ha un futuro, attingendo forza e speranza dall’alto”, ha rimarcato Francesco rivolgendosi anche a “coloro che si professano cristiani, la grande maggioranza del vostro popolo”, e auspicando “vivamente che la fede non si riduca mai all’osservanza di riti e di precetti, ma che consista nell’amare Gesù Cristo e seguirlo, e che possa farsi cultura vissuta, ispirando le menti e le azioni e diventando un faro di luce che illumina la rotta. In questo modo, la fede potrà aiutare anche la società nel suo insieme a crescere e a individuare buone ed efficaci soluzioni alle sue grandi sfide”. Il Papa ha spiegato inoltre di essere venuto "per incoraggiare i fedeli cattolici a proseguire il loro cammino e per confermarli nella professione della fede. Mi congratulo con le comunità cristiane per le opere di carità che svolgono nel Paese, e le esorto a cercare sempre la collaborazione con le istituzioni pubbliche e con tutte le persone di buona volontà, a partire dai fratelli appartenenti ad altre confessioni cristiane e ad altre religioni, a favore del bene comune di tutti i cittadini della Papua Nuova Guinea". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)