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Restauro affreschi Giotto in S.Croce, svelati segreti della tecnica

Restauro affreschi Giotto in S.Croce svelati segreti della tecnica

(Adnkronos) – Il restauro delle Storie di San Francesco, narrate da Giotto (1267-1337) nella Cappella Bardi in Santa Croce a Firenze, si concluderà nell'estate del 2025 ma numerose sono già le sorprese e tante anche le conferme riguardanti le modalità di lavoro del patriarca della pittura italiana, emerse a conclusione della prima fase di lavori avviati nel giugno 2022 dalla collaborazione tra l'Opera di Santa Croce e l'Opificio delle Pietre Dure. È venuta alla luce una decorazione precedente, probabilmente geometrica; grazie alla termovisione sono state individuate le buche pontaie ed è stato possibile precisare l'andamento e la struttura dei palchi del cantiere giottesco: realizzati a partire dalla metà delle lunette per poter dipingere la volta e poi portati alla base di ciascuna scena. Altre tracce sono riconducibili alle sinopie e al disegno preparatorio, passaggi fondamentali per studiare la composizione pittorica delle scene sulle pareti.  Come nella prassi consolidata Giotto tracciava l'abbozzo di ciascuna scena per pianificare le 'giornate' del tonachino, cioè dell'intonaco sottile su cui i pittori avrebbero steso i colori. Questa modalità permette di ricostruire il succedersi nel tempo del lavoro pittorico, hanno spiegato oggi Cristina Acidini, presidente dell'Opera di Santa Croce, ed Emanuela Daffra, soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure. La Cappella Bardi porta avanti le sperimentazioni circa l'utilizzo misto di pittura a fresco e a secco, gestito da Giotto con straordinaria capacità progettuale e tecnica. "La tecnica, infatti, e ce lo conferma la presenza delle giornate, era programmaticamente quella dell’affresco, ma il pittore su questa base interviene ampiamente con colori stesi con un legante organico, probabilmente uovo – ha evidenziato Daffra – Può così contare su una gamma di colori più ampia, ottenere effetti chiaroscurali e di tono più intensi, con esiti di accentuato realismo. Tali aree, in parte perdute, si possono 'rivedere' e apprezzare grazie alla nuova campagna fotografica in ultravioletti che può valersi oggi di una strumentazione molto raffinata". Il contatto ravvicinato con le pareti rivela poi "particolari che riportano accanto a Giotto e ai suoi aiuti, nel vivo del lavoro, come le pennellate di prova destinate a valutare il cambiamento di tono prodotto dall’asciugatura dell’intonaco, che sarebbero poi scomparse alla vista con la stesura cromatica a secco, e sono oggi visibili proprio per la perdita di queste campiture (vengono rivelate, ad esempio, ne Il transito di San Francesco)", ha sottolineato Acidini.  "Dunque l'intervento condotto sulle Storie di San Francesco apre un capitolo importante nella storia del restauro e costituisce una irripetibile occasione di conoscenza del maestro fiorentino, accostandoci anche al quotidiano operare di colui che fu uno straordinario innovatore", ha aggiunto Acidini, sottolineando come "le precarie condizioni conservative del ciclo di affreschi arrivavano anche a occultarne una corretta leggibilità". L'Opificio delle Pietre Dure ha utilizzato le sue competenze consolidate e ha fatto ricorso alle tecnologie più avanzate: preceduta da un'accurata fase di documentazione fotografica ad alta risoluzione in luce diffusa, radente e ultravioletta, la campagna diagnostica ha preso avvio dalle indagini strutturali, condotte mediante un'innovativa apparecchiatura no-touch e raffinate con l'ausilio di una termocamera, per comprendere le condizioni della muratura e individuare eventuali disomogeneità, costitutive o di degrado. Sulla base di un rilievo laser scanner è stato ottenuto il modello HBim 3D dell'intera cappella sul quale integrare tutte le successive analisi. Le diverse problematiche degli affreschi ono state affrontate selezionando materiali e metodologie dopo una preliminare fase di sperimentazione. Le porzioni di pellicola pittorica sollevate dall'intonaco sono state fatte riaderire al supporto con un adesivo acrilico. Per la delicata fase di pulitura sono stati impiegati impacchi di acqua calda deionizzata, mescolata a pasta cellulosica e argilla o strati di carta giapponese, mentre si è optato per solventi organici quando è stato necessario rimuovere i fissativi sintetici applicati nel corso dall’intervento del secolo scorso. Sui costoloni e sui medaglioni delle vele è stato necessario l'utilizzo dello strumento laser.  "Questa prima fase, ormai conclusa, ha permesso di ritrovare nella pittura di Giotto una straordinaria freschezza e una ricchezza di dettagli – godibile in pieno soltanto in una visione ravvicinata – che è parte integrante dell’intensità del racconto, facendo ancor più rimpiangere quanto – molto – è andato perduto, che doveva impressionare per gli effetti di realismo e complessità spaziale – ha spiegato la soprintendente Emanuela Daffra – Il risultato di queste operazioni è stato particolarmente eclatante nei registri superiori, le lunette e la volta, dove i sedimenti erano più abbondanti e le puliture precedenti meno attente". I sali solubili sono stati ridotti mediante impacchi assorbenti, mentre il problema della mancanza di adesione tra gli strati che costituiscono il supporto pittorico è stato affrontato con malte premiscelate a base di calce idraulica iniettate sotto la superficie. "È aperto, adesso, il confronto sul futuro. A pulitura ultimata è stata avviata la riflessione sulla conclusione del restauro e sulla presentazione finale del ciclo. Una presentazione che, pur senza nascondere i segni delle vicende storiche e conservative subite da un'opera capitale, consenta di ritrovare una visione d’insieme e di leggere in tutta la loro ricchezza le straordinarie invenzioni, soprattutto spaziali, che la caratterizzano", ha osservato la storica dell'arte Cristina Acidini.  In vista della conclusione del restauro prevista per l'estate 2025, l'Opera di Santa Croce e l'Opificio delle Pietre Dure hanno già concordato che il ponteggio di lavoro, a intervento ultimato, resti al suo posto almeno per ulteriori due mesi in modo da consentire le visite del pubblico che potrà così apprezzare l'opera di Giotto da vicino. Da ottobre 2024 fino a luglio 2025 è prevista inoltre un’anteprima delle visite guidate nel cantiere di restauro, un regalo della Fondazione Cr Firenze ad una parte territorio a cui la sua missione è vincolata. L'iniziativa è su prenotazione obbligatoria, tutte le informazioni sul sito fondazionecrfirenze.it —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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