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ROMA (ITALPRESS) - "Le riforme costituzionali non rallenteranno l'autonomia differenziata. Se si arenasse, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi". Lo dice in un'intervista al quotidiano "La Repubblica" Roberto Calderoli, ministro leghista degli Affari regionali. "Non c'è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c'è sia l'autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Non sono in concorrenza", sottolinea Calderoli, ribadendo che l'autonomia "rafforza i poteri territoriali che sono delle Regioni". Con la ministra Casellati "stiamo costruendo insieme la parte delle riforme costituzionali. Ma l'autonomia differenziata non è una riforma costituzionale bensì l'attuazione della Costituzione in vigore". C'è insofferenza dei leghisti nel governo? "Nessuno mi attribuisca quello che non è. Ritengo che il governo del centrodestra sia fatto da persone serie, che cercano di condividere le migliori scelte possibili per il Paese", assicura.
Calderoli evidenzia che "nel programma di governo c'è l'intesa sull'elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. Se in Italia ci fosse l'elezione diretta, il capo dello Stato diventerebbe una figura politica, non più super partes, che è il ruolo perfettamente incarnato da Sergio Mattarella. Preciso: da Mattarella, perchè non sempre è stato cosi. A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta. Il sindaco d'Italia? L'elezione diretta del presidente del Consiglio non è il sindaco d'Italia, che personalmente giudico una bestemmia. Piuttosto - evidenzia - penso al modello "governatore" della Regione, ma calato nel contesto nazionale. Significa che il capo del governo è eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto - conclude Calderoli - occorrerebbe introdurre la "fiducia costruttiva"".

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ROMA (ITALPRESS) – “Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata. Se si arenasse, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi”. Lo dice in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” Roberto Calderoli, ministro leghista degli Affari regionali. “Non c’è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Non sono in concorrenza”, sottolinea Calderoli, ribadendo che l’autonomia “rafforza i poteri territoriali che sono delle Regioni”. Con la ministra Casellati “stiamo costruendo insieme la parte delle riforme costituzionali. Ma l’autonomia differenziata non è una riforma costituzionale bensì l’attuazione della Costituzione in vigore”. C’è insofferenza dei leghisti nel governo? “Nessuno mi attribuisca quello che non è. Ritengo che il governo del centrodestra sia fatto da persone serie, che cercano di condividere le migliori scelte possibili per il Paese”, assicura.
Calderoli evidenzia che “nel programma di governo c’è l’intesa sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. Se in Italia ci fosse l’elezione diretta, il capo dello Stato diventerebbe una figura politica, non più super partes, che è il ruolo perfettamente incarnato da Sergio Mattarella. Preciso: da Mattarella, perchè non sempre è stato cosi. A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta. Il sindaco d’Italia? L’elezione diretta del presidente del Consiglio non è il sindaco d’Italia, che personalmente giudico una bestemmia. Piuttosto – evidenzia – penso al modello “governatore” della Regione, ma calato nel contesto nazionale. Significa che il capo del governo è eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto – conclude Calderoli – occorrerebbe introdurre la “fiducia costruttiva””.

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