Screening pediatrico di diabete e celiachia presentate 16 nuove raccomandazioni

(Adnkronos) – E' frutto della collaborazione tra esperti di sanità, endocrinologia pediatrica, diabetologia e rappresentanti delle associazioni di pazienti il White paper 'Screening pediatrico per il diabete di tipo 1 e la celiachia', presentato oggi presso la Sala Giacomo Matteotti della Camera dei deputati per iniziativa del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Il documento, promosso in conformità con la Legge n.130/2023, approvata proprio un anno fa all'unanimità dal Parlamento – si legge in una nota – contiene 16 raccomandazioni mirate a sviluppare un modello organizzativo efficace per la gestione dello screening a livello nazionale. Tra queste, si evidenzia l'importanza del coinvolgimento attivo dei pediatri di famiglia e ospedalieri per il supporto continuo alle famiglie, la creazione di una rete di laboratori regionali qualificati per un'analisi uniforme dei campioni e l'istituzione di team specialistici nei centri regionali per un'assistenza integrata ai bambini diagnosticati.  Il White paper rientra nel progetto Diabetes Type 1 Vision of Screening (D1VE), realizzato da Sanofi in collaborazione con Utopia, che ha l'obiettivo di favorire un dialogo costruttivo tra tutti gli attori coinvolti nell'attuazione della legge approvata lo scorso autunno, che pone l'Italia come primo Paese al mondo a introdurre un programma di screening nazionale regolato da una legge statale, focalizzato sulla diagnosi precoce in età pediatrica. "I primi dati sul programma nazionale di screening per rilevare la predisposizione genetica al diabete di tipo uno e alla celiachia – afferma Mulè – confermano la straordinaria ed essenziale importanza della legge 130 approvata esattamente un anno fa dal Parlamento. Le indagini svolte a campione in 4 regioni, che saranno la base per avviare lo screening su base nazionale, dicono aldilà di ogni ragionevole dubbio come, grazie allo screening, siano stati intercettati numerosissimi casi destinati altrimenti ad essere sconosciuti, con conseguenze probabilmente gravi o gravissime per gli interessati. Si tratta della conferma della bontà di un'iniziativa prima al mondo che pone il nostro Paese all'avanguardia nell'attività di prevenzione per due patologie sempre più diffuse nella popolazione pediatrica. Grazie all'operato dell'Istituto superiore di sanità, di concerto con il ministero della Salute, i medici pediatri e le associazioni di pazienti, si è raggiunta questa prima fondamentale tappa. Siamo sulla strada giusta, adesso continueremo a lavorare con la stessa determinazione per raggiungere nuovi obiettivi". Con un investimento di 3,85 milioni di euro all'anno per il biennio 2024-2025 e di 2,85 milioni di euro annuali a partire dal 2026 – ricorda la nota – il programma pluriennale di screening in età pediatrica riveste un'importanza cruciale. Non solo previene malattie croniche ancora incurabili, come il diabete di tipo 1, ma consente anche una diagnosi tempestiva di patologie in crescita come la celiachia, prima che i sintomi clinici si manifestino. L'obiettivo principale è evitare le complicanze legate a una diagnosi tardiva, migliorando significativamente la qualità della vita dei giovani pazienti e delle loro famiglie. Il programma ha come scopo quello di ridurre il rischio di chetoacidosi diabetica – spesso la prima manifestazione clinica del diabete di tipo 1 – e di diagnosticare la celiachia in fase precoce, garantendo un trattamento immediato per evitare complicanze come ritardi della crescita e pubertà ritardata. Prima dell'adozione su scala nazionale, è stato condotto uno studio preparatorio denominato D1Ce Screen, promosso dall'Iss in collaborazione con il ministero della Salute, che ha coinvolto 4 regioni italiane – Lombardia, Marche, Campania e Sardegna – per testare la fattibilità del programma, valutarne i costi e analizzare i benefici di uno screening sistematico su tutta la popolazione pediatrica. Durante questa fase, i pediatri di libera scelta hanno giocato un ruolo fondamentale, reclutando su base volontaria bambini di età compresa tra 2, 6 e 10 anni per essere sottoposti a un prelievo di sangue capillare, destinato alla determinazione degli autoanticorpi specifici per il diabete di tipo 1 e la celiachia. Ad oggi sono state inserite a sistema 3.819 anagrafiche e i risultati ottenuti hanno evidenziato un'elevata partecipazione delle famiglie, segno di una forte consapevolezza dell'importanza di una diagnosi precoce. "Lo sviluppo di nuove terapie e la possibilità di screening precoce – osserva Raffaella Buzzetti, presidente eletto della Società italiana diabetologia (Sid) – stanno trasformando profondamente la gestione del diabete di tipo 1, e il teplizumab rappresenta una delle innovazioni più significative in questo contesto. Tutto ciò apre scenari del tutto nuovi per la prevenzione, offrendo un'opportunità straordinaria per intervenire prima che il diabete si manifesti clinicamente. Accanto a terapie innovative come il teplizumab, anche lo screening precoce gioca un ruolo cruciale: identificare individui a rischio consente di personalizzare gli interventi terapeutici, anticipando le complicanze e migliorando la qualità di vita delle persone con diabete tipo 1. In qualità di presidente eletto Sid, sono convinta che la nostra comunità scientifica giocherà un ruolo di primo piano nel portare queste innovazioni nella pratica clinica quotidiana, integrando strumenti e terapie che fino a pochi anni fa erano solo ipotetiche e ampliando il ruolo del diabetologo che da semplice gestore della malattia diventerà promotore di strategie di prevenzione". Meno noto rispetto al tipo 2, il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune ancora incurabile, causata dalla distruzione delle cellule beta delle isole pancreatiche responsabili della produzione di insulina. In Italia questa patologia colpisce circa 300mila persone e nel 2021 si sono registrati 26,7 nuovi casi ogni 100mila bambini, di cui il 43,2% con esordio in chetoacidosi diabetica, una complicanza potenzialmente fatale se non diagnosticata tempestivamente. Anche la celiachia, un'altra malattia autoimmune cronica, è molto comune in Italia, con oltre 200mila persone affette. Sebbene siano patologie distinte, il diabete di tipo 1 e la celiachia condividono molti elementi comuni, come i meccanismi autoimmuni e una predisposizione genetica associata ai polimorfismi del complesso Hla (Human Leukocyte Antigens). Fino al 5% dei pazienti potrebbe soffrire di entrambe le condizioni, rendendo la gestione clinica più complessa e costosa. Questo quadro clinico a livello nazionale sottolinea ancora di più l'importanza nel procedere con un programma strutturato di prevenzione partendo proprio dai più piccoli. Lo screening pediatrico per il diabete di tipo 1 e la celiachia ha già attirato l'attenzione delle principali istituzioni scientifiche internazionali e delle riviste più prestigiose, come 'Tha Lancet' e' Science'. L'introduzione di un programma così articolato e regolato per legge non ha precedenti e pone l'Italia in una posizione di assoluta avanguardia nella prevenzione sanitaria. I prossimi passi prevedono l'adozione del programma su tutto il territorio nazionale, con un impegno costante per garantire la massima adesione e per monitorare i risultati, al fine di apportare eventuali miglioramenti.  "La Legge n.130/2023 ha reso l'Italia Paese capofila nel dotarsi dello strumento dello screening e questo deve essere per noi motivo di grande orgoglio – dichiara Alessandro Crevani, General Manager Business Unit General Medicines Italy & Malta, Sanofi – Questo progetto ha favorito l'incontro e la collaborazione stretta e sinergica dei principali attori coinvolti nella fase di implementazione della legge, che hanno messo a sistema le loro grandi competenze per il raggiungimento di un obiettivo comune: quello di rendere il progresso scientifico, come lo screening del T1D e celiachia, alla portata di tutte le famiglie del nostro Paese. E' anche un traguardo significativo per la nostra azienda, che ha messo l'immunologia al centro della propria strategia di ricerca e sviluppo, sfruttando la competenza e la vasta conoscenza del sistema immunitario per comprendere e trattare le malattie dove esso non risulta più in equilibrio, come per l'appunto nel diabete di tipo 1. Come Sanofi abbiamo una storia profondamente legata al diabete e lavoriamo ogni giorno per cambiare il corso di questa patologia. Da luglio dell'anno scorso abbiamo infatti istituito un'area dedicata all'immuno-diabetologia, con l'ambizioso obiettivo di trasformare radicalmente in futuro il trattamento del diabete di tipo 1, ritardandone l'esordio e con l'ambizione dataci dalla nostra pipeline di arrivare un giorno ad impedirlo del tutto". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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