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Trump e il racconto dell’attentato: “Sono vivo per pochi millimetri”

Trump e il racconto dellattentato Sono vivo per pochi millimetri

(Adnkronos) –
"Racconterò com'è andato l'attentato. Poi non ne parlerò più". Donald Trump, nel discorso con cui accetta la nomination repubblicana alle elezioni per diventare presidente degli Stati Uniti, durante la convention di Milwaukee descrive in maniera dettagliata l'attentato subìto sabato scorso a Butler, in Pennsylvania. L'ex presidente è stato ferito all'orecchio destro da un cecchino ventenne, ucciso dal Secret Service. "Tanti mi chiedono cosa sia successo. Racconterò esattamente cos'è accaduto, non lo sentirete da me una seconda volta perché è troppo doloroso parlarne", afferma riavvolgendo il nastro per ricordare quello che era iniziato come "lo splendido caldo pomeriggio di Butler". "Sono salito dal palco, c'era musica tutti erano felici. Ho iniziato un discorso molto forte, stavo parlando dell'ottimo lavoro fatto dalla mia amministrazione in tema di immigrazione. Dietro di me, a destra, un grande schermo mostrava un cartello con i dati relativi all'immigrazione nel mio mandato", ricorda Trump "Mi sono girato verso destra, ero pronto a girarmi ancora un po': per fortuna non l'ho fatto. Ho sentito un sibilo e qualcosa mi ha colpito in maniera violenta all'orecchio destro. Mi sono detto: 'Cos'è? Può essere solo un proiettile'. Ho portato la mano all'orecchio, c'era sangue dappertutto. Sapevo di essere sotto attacco, sono andato a terra, altri proiettili fischiavano", dice Trump con tono misurato, nel totale silenzio dell'arena che ascolta. Molti sono commossi, c'è chi piange. "Gli agenti del Secret Service sono piombati sul palco, sono persone eccezionali, hanno corso un grande rischio. Mi sono piombati addosso per proteggermi. Il sangue era ovunque, ma mi sono sentito al sicuro perché Dio era con me, l'ho sentito. Se non avessi mosso la testa prima dello sparo, il proiettile avrebbe centrato perfettamente l'obiettivo e io non sarei qui stasera. La cosa più straordinaria è che in questi casi, quando vengono sparati tanti proiettili, la folla scappa: in questo caso non è successo, migliaia di persone non si sono mosse. Nessuno è scappato. Molti hanno pensato che fossi morto, hanno visto il sangue. Sapevano che ero in difficoltà e non mi hanno abbandonato", dice ricostruendo la scena in cui "i proiettili volavano"  "Poi, tutto si è fermato. I tiratori dei Servizi Segreti hanno eliminato il cecchino con un solo proiettile. Non dovrei essere qui, oggi", dice, suscitando il coro 'Devi essere qui' dalla platea. "Sono qui solo per grazia di Dio Onnipotente. I volti delle persone erano tristi, pensavano che fossi morto. Ho voluto dare un segnale, ho alzato il pugno e ho cominciato a urlare 'Fight! Fight! Fight!'. Con il mio pugno alzato, la folla si è resa conto che stavo bene e ha ruggito come mai ho sentito in vita mia. Non ho mai sentito niente del genere". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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