(Adnkronos) – Niente matrimoni tra colleghi allo Ior. Nel caso uno dei due dovrebbe lasciare il posto. "Dal momento che l'Istituto riunisce poco più di cento di dipendenti in un'unica sede, senza filiali – premette l'Istituto per le Opere di Religione (Ior) a proposito del regolamento contro l'assunzione di coniugi che ha sollevato perplessità e polemiche -, tale norma è, infatti, fondamentale per prevenire sia inevitabili conflitti d'interesse di tipo professionale tra gli aspiranti coniugi interessati, sia l'insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico".   L'Istituto spiega che "per favorire l'interesse di coloro che manifestassero l'intenzione di unirsi in matrimonio, inserendo nella disposizione il diritto per la coppia di scegliere liberamente chi dei due interessati intenda mantenere il proprio ruolo, e accettando quindi la possibilità che sia la risorsa con un ruolo di maggior rilievo a uscire.  "In questo modo, pur tutelando i propri dipendenti in caso di matrimonio tra colleghi, l'Istituto tutela il prevalere dell'interesse pubblico di cui è portatore, in quanto Ente Centrale della Chiesa Cattolica e persona giuridica canonica pubblica. Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti. La stessa adozione di misure disciplinari si inserisce dunque nel più ampio processo di modernizzazione dell'Istituto in favore di un’assoluta tutela della riservatezza nei confronti di soggetti esterni all’organizzazione, in linea con le pratiche internazionali adottate dalle istituzioni finanziarie”.  L’Istituto per le Opere di Religione spiega di essere “impegnato da tempo in un percorso di profondo rinnovamento organizzativo e regolamentare, in linea con le migliori pratiche internazionali che regolano le attività delle istituzioni finanziarie. L’intero percorso nasce dall’obbligo per l’Istituto di conformarsi alle prescrizioni della Legge XVIII/2013 sulla trasparenza, vigilanza e informazione finanziaria, fortemente voluta da Papa Benedetto XVI, e applicare i successivi regolamenti di attuazione, emanati dal 2015 a oggi dall’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria (Asif).  Lo Ior, in questi anni, ha quindi rinnovato il proprio statuto e i regolamenti, interpretando a pieno lo spirito di cambiamento affidatogli dalla legge. In questo modo, ha anche colmato vuoti legislativi ed ha disciplinato materie chiave quali, ad esempio, la governance, il sistema interno dei controlli, i processi di selezione, remunerazione e incentivazione del personale, i conflitti d’interesse, secondo criteri di equità e imparzialità”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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